Sabato, 11 Aprile 2020 09:52

SOS  per le campagne: subito manodopera e macchine, prima che sia troppo tardi In evidenza

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Non si può più aspettare: i lavori nei campi richiedono con urgenza manodopera e macchine.

By meccagri © Barbara Mengozzi Aprile 9, 2020 -. A lanciare l’allarme sono le organizzazioni professionali agricole (Coldiretti, Confagricoltura e CIA) per una volta compatte nel chiedere al Governo di attivare al più presto gli strumenti adeguati per dare una concreta risposta alle pressanti richieste degli agricoltori che non vogliono perdere il risultato del loro lavoro.
Il primo grosso problema è rappresentato dalla carenza di manodopera che si è venuta a creare con la chiusura delle frontiere nell’Unione Europea dove, stando alle stime di Coldiretti, complessivamente mancano all’appello circa un milione di lavoratori agricoli stagionali per le imminenti campagne di raccolta, con il  rischio non da poco che l’UE perda quest’anno l’autosufficienza alimentare e il suo ruolo di principale esportatore mondiale di alimenti.
 
DALLA FRANCIA ALLA GERMANIA ALLA SPAGNA: UN PROBLEMA COMUNE

In Francia, il vuoto creato dall’assenza degli oltre 200mila stagionali rumeni, polacchi, tunisini, marocchini e di molti altri Paesi che ogni anno contribuiscono ai raccolti primaverili transalpini ha addirittura spinto il ministro dell’Agricoltura Didier Guillaume a lanciare lo slogan «Des bras pour ton assiette/Braccia per riempire il tuo piatto» invitando quanti si fossero ritrovati senza lavoro per via delle restrizioni imposte dal Covid-19 ad «unirsi alla grande armata dell’agricoltura francese! ».
Parigi ha anche avviato una piattaforma informatica (https://desbraspourtonassiette.wizi.farm/) per far incontrare domanda e offerta di lavoro alla quale sembra abbiano già aderito oltre  200.000 francesi ma restano in piedi le difficoltà di dare a queste persone che arrivano per lo più dalle città un’adeguata formazione per svolgere in sicurezza le  lavorazioni agricole.
Il Ministro dell’Agricoltura tedesco Julia Kloeckner, a sua volta, propone di impiegare come lavoratori stagionali in agricoltura i lavoratori del settore alberghiero e della ristorazione per colmare il vuoto di circa 300mila unità lasciato dagli stagionali polacchi e rumeni che pesa anche sulla Spagna rimasta, ad esempio, senza i soliti 10 mila lavoratori stagionali marocchini impegnati nella raccolta delle fragole e  sta cercando nella popolazione nazionale come coprire questi posti vacanti e quelli delle campagne successive.
 
NEI CAMPI DEL BELPAESE CIRCA 400MILA LAVORATORI STRANIERI

Ma veniamo al nostro Paese. Stando ai dati forniti da Confagricoltura il numero di lavoratori dipendenti stranieri regolari (iscritti all’Inps) in agricoltura è pari a 391.500 unità,  con una incidenza sul totale degli operai attivi in Italia del 36 per cento. L’agricoltura detiene, infatti, una quota rilevante di manodopera straniera rispetto agli altri settori economici privati (il 9% del totale lavoratori extra-comunitari presenti in Italia e il 17% di quelli comunitari).
Negli ultimi dieci anni la crescita dei lavoratori stranieri è stata rilevante e l’incremento è andato prevalentemente a vantaggio della componente non comunitaria (+83%) rispetto a quella comunitaria (+2). Conseguentemente, i lavoratori non comunitari sono oggi in prevalenza (61% sul totale stranieri) rispetto a quelli comunitari.
Fra questi ultimi la stragrande maggioranza è costituita da rumeni, mentre è meno significativo il contributo di polacchi, bulgari e slovacchi. Nella componente non comunitaria, che si sta rafforzando, prevale la provenienza africana, in particolare dai Paesi del Nord (Marocco e Tunisia) e dell’Ovest del continente (Senegal, Nigeria e Mali), cui si affiancano quote rilevanti di lavoratori dell’Est Europa non comunitari (Albanesi, Macedoni e Ucraini) e asiatici (India e Pakistan).
Cifre alla mano, secondo le elaborazioni Coldiretti, che ha collaborato al Dossier statistico Immigrazione 2019, la comunità di lavoratori agricoli rumena conta 107.591 occupati, davanti a marocchini con 35.013 unità e indiani (34.043), che precedono albanesi (32.264), senegalesi (14.165), polacchi (13.134), tunisini (13.106), bulgari (11.261), macedoni (10.428) e pakistani (10272).
 
CORSIE VERDI PER I MIGRANTI STAGIONALI, L’OK DELL’UE

A Bruxelles, in risposta agli appelli lanciati dalle organizzazioni agricole, la  Commissione europea ha riconosciuto come il settore agricolo dipenda in larga misura da occupati stagionali che “svolgono funzioni critiche di raccolta, piantagione o cura”  e ha pertanto esortato gli Stati membri a “istituire procedure specifiche per facilitare il passaggio di tali lavoratori alle frontiere”.
«I corridoi verdi – ha replicato il nostro ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova – sono importanti ma da soli non bastano». Per la numero uno dell’Agricoltura,  grazie al cui intervento il ministero dell’Interno ha prorogato fino al 15 giugno tutti i permessi di soggiorno per i lavoratori stagionali che erano in scadenza in scadenza dal 31 gennaio al 15 aprile, al fine di evitare agli stranieri di dover rientrare nel proprio Paese proprio con l’inizio della stagione di raccolta nelle campagne, occorre individuare soluzioni condivise Paese per Paese perché riprenda l’arrivo dei loro lavoratori nei campi italiani.
Punta a questo obiettivo il dialogo avviato dalla Bellanova con la Romania per aprire un corridoio che favorisca il reclutamento di manodopera già specializzata.
 
VOUCHER AGRICOLO, IL NO DI CGIL, CISL E UIL

Ma bisogna accelerare perché i tempi sono stretti e c’è chi per continuare a garantire le forniture alimentari di cui il Paese ha bisogno e non far marcire i raccolti nei campi propende per soluzioni alternative o quantomeno integrate tra loro, a cominciare da quella dei voucher.
Coldiretti in prima linea ha chiesto a gran voce  «una radicale semplificazione del voucher “agricolo” che possa consentire da parte di cassaintegrati, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui scuole, università attività economiche ed aziende sono chiuse e molti lavoratori in cassa integrazione potrebbero trovare una occasione di integrazione del reddito proprio nelle attività di raccolta nelle campagne».
Favorevoli al ritorno dei voucher in agricoltura, quanto meno per un periodo transitorio legato all’emergenza Covid-19, anche CIA («subito strumenti e meccanismi veloci  per aiutare le aziende agricole ad assumere lavoratori e non rischiare scaffali vuoti») e Confagricoltura («occorrono soluzioni immediate per dare seguito a questa disponibilità di domanda e offerta e garantire i raccolti»).
Non la pensano però così Cgil, Cisl e Uil, che hanno bocciato l’emendamento che prevedeva la reintroduzione del voucher semplificato in agricoltura bollandolo come «una modalità inopportuna, che mortifica i diritti dei lavoratori».
 
I LAVORI DEI CAMPI NECESSITANO DI MACCHINE

Ha incontrato l’opposizione dei sindacati anche la richiesta di riapertura delle fabbriche che producono macchine agricole avanzata  a più riprese da FederUnacoma,  la federazione dei costruttori del settore, ma anche dalle organizzazioni professionali agricole, «per assicurare  la piena operatività dell’agricoltura nazionale e sbloccare le forniture di quei macchinari – quali seminatrici, erpici, concimatrici, irroratrici, ecc. – che sono necessari per portare a termine le operazioni colturali attualmente in pieno svolgimento, e che in molti casi le aziende agricole hanno ordinato prima che il DM del 25 marzo ne sospendesse la produzione in fabbrica» (vedi link).
«L’eliminazione della meccanica agricola dall’elenco delle produzioni essenziali è incomprensibile ed è una scelta solo italiana – fa presente FederUnacoma –  poiché in tutti gli altri Paesi i provvedimenti per l’emergenza Covid 19 autorizzano la produzione di macchinario agricolo proprio in quanto componente necessaria della filiera agroalimentare» (vedi link).
La questione ovviamente va ben al di là delle esigenze dell’agromeccanica nazionale, dal momento che ai lati opposti della barricata ci sono Confindustria e i sindacati e per l’esecutivo guidato da Conte  non sarà facile individuare un valido compromesso tra le priorità di tutela sanitaria e il salvataggio dell’intero sistema economico nazionale.
 
RIAPRIRE LE FABBRICHE, UN’ESIGENZA NON PIÙ PROCRASTINABILE

La situazione però evolve di ora in ora e, dopo che gli industriali delle quattro regioni del Nord che rappresentano il 45 per cento del Pil italiano (Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto) hanno sottoscritto un’agenda per la riapertura delle imprese e la difesa dei luoghi di lavoro,  si è arrivati anche ad un accordo, contenente una lunga serie di linee guida, tra FCA e sindacato metalmeccanici per affrontare la fase 2 dell’emergenza quando il Governo darà il via libera per riaprire le fabbriche.
«Confindustria Veneto ritiene non più procrastinabile l’apertura delle aziende», ha spiegato Enrico Carraro, presidente degli industriali veneti e al vertice di Carraro Group, che produce sistemi di trasmissione per trattori e veicoli off-highway, e ha fatto presente che gli industriali veneti «stanno lavorando a un progetto Fabbriche Sicure per rendere gli ambienti di lavoro luoghi di massima tutela per la salute di dipendenti, collaboratori e delle famiglie».
 
SPECIALI KIT DI ANALISI E POSTAZIONI PER IL CONTROLLO DELLA TEMPERATURA

In attesa di sapere se e quando la meccanica agricola rientrerà nuovamente fra le attività produttive autorizzate a  riavviare le produzioni, ci sono aziende che si stanno preparando per gestire la riapertura garantendo la massima sicurezza nei luoghi di lavoro.
Emblematica in questo senso l’esperienza del gruppo Merlo di San Defendente di Cervasca (Cuneo) (nella foto sopra) che, grazie ad un accordo raggiunto con il laboratorio di analisi Pasteur di Cuneo, metterà a disposizione di tutti i dipendenti (1.400) speciali kit di analisi per verificare attraverso un prelievo di sangue  se un individuo è venuto a contatto con il virus e quale andamento sta seguendo l’infezione.
Altre imprese invece, come la Maschio Gaspardo di Campodarsego (Padova), si sono dotate di apposite postazioni per effettuare il controllo della temperatura corporea dei lavoratori all’inizio di ogni turno.
 
© Barbara Mengozzi
 
Fonte immagini: Ferrari Costruzioni Meccaniche (apertura), Argo Tractors, Dreamstime, Maschio Gaspardo, Moroccanladies.com, Merlo, Pixabay.

 

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